Raimon Panikkar

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L’esperienza di Dio

 

 

Siamo di fronte a una delle opere teologiche più significative e mature di Raimon Panikkar, dove è espresso ciò che egli intende per esperienza di Dio e i cammini privilegiati che portano ad essa.
L’esperienza di Dio, in quanto esperienza del divino, è per Panikkar “non solo possibile, ma anche necessaria affinchè ogni essere umano possa giungere alla coscienza della propria identità”. Perchè “l’essere umano è pienamente tale solo se ha vissuto l’esperienza del divino che altrimenti non giunge a integrarsi nell’umano”. Questa esperienza di Dio non può essere “monopolizzata da nessuna religione, da nessuna cultura e da nessun sistema di pensiero”.
L’esperienza di Dio “non è esperienza di nulla, nè esperienza di nessuno; non è un’esperienza speciale né specializzata; è la pura esperienza, è precisamente la contingenza di stare con, di vivere con, perchè io non sono, non posso essere un essere isolato”. Proprio per questo è “l’esperienza in profondità di ogni esperienza umana, la radice stessa di ogni esperienza”; così, “senza i fili che ci uniscono a tutta la Realtà io non posso avere esperienza di Dio”. È l’esperienza della “contingenza”: cum tangere, toccare la tangente, il riconoscimento dei propri limiti, da cui uno percepisce che esiste qualcosa “d’altro”, “al di là, qualcosa che supera, che sfugge dai nostri limiti, che trascende ogni limitazione”.
A questo proposito, è necessario distinguere tra fede, atto di fede e credenza, come insieme di credenze in cui si articola una religione.
Per l’esperienza di Dio vi sono luoghi privilegiati, che Panikkar ha elaborato in un novenario: l’amore, il tu, la gioia, la sofferenza, il male, il perdono, i momenti cruciali della vita, la natura e il silenzio. L’esperienza cristiana di Dio è caratterizzta dall’incontro con Cristo e con la Trinità.
Il libro termina con un espressivo capitolo che riguarda il discorso su Dio in altri nove sutra suggestivi. Un discorso che presupone silenzio interiore e purezza di cuore. Un discorso “sui generis”. Un discorso di tutto il nostro essere. Un discorso non vincolato ad alcuna chiesa, religione o credenza, ma nessariamente veicolato da qualche credenza. Un discorso su un símbolo, non su un concetto. Un discorso polisemico. Dio non è l’unico simbolo del divino. Un discorso che conduce necessariamente a un nuovo silenzio.

traduzione dallo spagnolo

“Writing, to me, is intellectual life
and also spiritual expirience…
it allows me to ponder deeply the mistery of reality.”