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Raimon Panikkar
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Il dharma dell’induismo
Ancora una volta, pur prendendo lo spunto da precedenti pubblicazioni, Raimon Panikkar non ha affatto rinunciato a produrre qualcosa di nuovo, a cominciare dalla suddivisione della materia che, come si sa, è assai ricca e complessa. In quel vero “bosco” ricco di ogni sorta di alberi, che è la tradizione hindû, egli ha saputo far conoscere il bosco appunto, e non uno o più dei singoli alberi; e lo ha fatto guidato anche da un atteggiamento irrinunciabilmente “dialogico”, che si propone di aiutare l’uomo del nostro tempo a diventare sempre più consapevole della propria identità, senza fermarsi alla superficie delle dottrine e dei fenomeni religiosi, ma cercando di coglierne il significato più profondo. In una parola, egli non ha rinunciato a essere maestro e guida. Pur trattandosi di un’opera destinata al vasto pubblico, essa è tuttavia dotata di una grande quantità di riferimenti bibliografici e di un ricco apparato di note, oltre che di una bibliografia assai esauriente, fruibile anche da chi si sia sempre dedicato a questi studi. Essa, inoltre, individua e propone un centro: il dharma, non solo come “ordine ontologico reale”, ma anche come “ordinamento estrinseco della natura delle cose”, presentando così l’induismo come azione ”liturgica”, cioè “azione sacra salvifica, prima che … intellezione corretta della realtà o della salvezza”. Dopo un’introduzione relativamente ampia e dopo una presentazione “storica” doverosamente schematica, che riserva comunque una speciale attenzione all’epoca dei commentari (bhâsya) e della relativa elaborazione dottrinale fino al secolo scorso, la parte del libro dedicata al dharma prende in considerazione opportunamente la materia secondo una struttura di pensiero che è nel medesimo tempo ternaria (i tre mârga o “vie di spiritualità”) e quaternaria (i quattro aspetti della vita spirituale: i varna, gli âshrama, i purusârtha e, infine, i quattro stati della coscienza, o dimensioni della realtà). Un profilo dottrinale delle tre principali religioni hindû (Vishnuismo, Shivaismo e Shaktismo) conclude l’opera, che, in un breve Epilogo, non manca di sottolineare quella che l’Autore considera “una delle cause del malinteso tra Oriente e Occidente”, individuandola nella “scissione fra ontologia ed epistemologia (tra l’Essere riflesso nella conoscenza e lo studio di questa conoscenza indipendentemente dall’Essere)”. Stefano Piano |
«Ecrire, pour moi, est autant vie intellectuelle
qu’expérience spirituelle…
cela me permet d’approfondir
le mystère de la réalité.»