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Tempiternità, il carattere tempiterno della realtà

 

“La realtà non si esaurisce nella temporalità; non è ora temporale e dopo eterna, ma al contempo tempiterna ” (Culto y secularización).

L’esperienza di tempiternità è vivere il presente come esperienza intensa dell’istante senza riferimento al passato che fu o al futuro che sarà. E’ il presente sempiterno nel quale si realizza un’azione veramente tale, ovvero autentica e, quindi, unica”.
La tempiternità sta a significare che l’essere e il tempo sono interrelazionati in modo tale che non v’è nulla che rimanga non toccato dal tempo, neppure l’eternità. Al contempo l’aspetto temporale della realtà totale è “soltanto un aspetto parziale della natura tempiterna delle cose”.
Panikkar parla del tempo e dell’eternità mediante tre concetti: temporicità, temporalità e tempiternità. Mentre la temporalità implica presente, passato e futuro, la tempiternità rappresenta “la cristallizzazione del momento temporale senza ulteriori estensioni”. “La realtà non si esaurisce nella temporalità: non è ora temporale e poi eterna, ma tempiterna. Il futuro in quanto tale non esiste; la vera speranza, che impropriamente è detta “del futuro”, deve cercare di scoprire in ogni istante la pienezza che cerchiamo: si può trovare il futuro nel presente. “Il tempo è un altro aspetto di ciò che si è continuato a chiamare eternità, di modo che tempo e eternità formano ciò che si potrebbe dire tempitenità. L’eternità non viene dopo il tempo, né esisteva prima. La vita dell’uomo sulla terra non è un semplice pellegrinare verso Dio, la reincarnazione o il nulla, ma costituisce un ritmo in cui ogni momento è abitato dall’altro aspetto eterno (La realtà cosmoteandrica). E “se pretendi di vivere la tua vita pienamente dovrai viverla oggi senza aspettare il domani”, scrive dopo un lungo e rischioso pellegrinaggio. “Bisogna essere disposti ad abbandonare la storia e liberarsi dal tempo”; si tratta di arrivare a scoprire che “ogni passo è il compimento del pellegrinaggio, dello yâtrâ” (Pellegrinaggio al Kailâsa y Mânasasaras, Sotto il Monte 2006).

 

Raimon Panikkar

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“Scrivere, per me, è vita intellettuale
e anche esperienza spirituale…
mi consente di approfondire il mistero della realtà.”