Religione (religiosità, religiologia, religionismo)
La religione è l’esperienza dell’incontro con il Mistero che si concretizza poi nelle diverse religioni. La religione è “il vincolo che, nel trascendere il tempo e lo spazio, unisce l’uomo a Dio” Ma, “per capire che cosa é la religione, dobbiamo sapere che cosa sono le religioni, i fatti religiosi” (Religión y religiones, Madrid, 1965).
Per Panikkar, la religione ha un triplice significato.
Religione può significare religiosità, il fatto religioso come dimensione umana fondamentale. L’essere umano è, innanzi tutto, un homo religiosus; la religione è la categoria più consona per definire un uomo (animal religiosus)” (Religion y Religiones). La religiosità è “un fatto antropologico per cui ogni uomo, in quanto tale, ha una dimensione che lo differenzia dagli animali e lo rende consapevole dell’infinito, dell’ignoto, di ciò che nessuna parola può descrivere, dell’ineffabile, di quel ‘qualcosa d’altro’(Nueve apuntes para una reflexion sobre la religión). E’ questa la religiosità che, quale dimensione umana, ci accomuna tutti. Le pratiche religiose sono l’espressione del sentimento religioso degli esseri umani, che prende forma in alcune manifestazioni concrete, di parole o opere, con riti e atti diversi.
Segue poi la religiologia, lo studio della religione e delle religioni, la riflessione sul fatto della religiosità. “Dato che siamo esseri intellettuali, elaboriamo una interpretazione di questo fatto e ne estraiamo le diverse teologie, i sistemi religiosi, i sistemi di credenze” Come abbiamo visto, non si deve confondere credenza con fede; ogni uomo ha fede. Le credenze tuttavia sono articolazioni intellettuali di questa fede che è un patrimonio dell’umanità.
In una terza accezione, la religione può significare religionismo, da intendersi come il senso di appartenenza dell’uomo a un qualche gruppo; la necessità di riunirsi in associazioni, di sentirsi comunità. E’, questa, una realtà sociologica; benché, come ben dice Panikkar, “senza la religiosità come dimensione umana, il religionismo si riduce in qualcosa di superficiale (Nueve apuntes para una reflexión sobre la religión). Senza la religiosità, la religiologia non ha radici e degenera immediatamente, trasformandosi in una sovrastruttura o in superstizione.
Non possiamo confondere le religioni, com’è avvenuto in più di una occasione, con un puro fatto sociologico. Queste tre accessioni sono necessarie e, per questo, non possiamo distinguerle. Non esiste alcuna religione che, come fatto di religiosità, non si esprima in un certo modo e non supponga una certa comunità.