Raimon Panikkar

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PERCORSO DI VITA E DI PENSIERO

 

 

3. L’India. Simbiosi cristiana-hindú-buddhista. L’ incontro con Monchanin e Le Saux (1955-1966)

Alla fine del 1954 lascia l’Europa per andare in India in “missione apostolica”. Ha già 36 anni quando va nella terra delle sue origini paterne e intuisce che quel viaggio rappresenterà per la sua vita un fatto decisivo. Nell’incontro con la religione e la cultura millenaria di quel paese, scopre nuovi orizzonti nella concezione di Dio, l’essere umano e il cosmo. L’esperienza dell’incontro profondo con l’ induismo e il buddhismo non gli fa abbandonare il cristianesimo, anche se lo porta a cambiare idee e atteggiamenti: “Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindú e ritorno buddhista, senza cessare per questo di essere cristiano” (Il dialogo intrareligioso, Assisi 1988).

In India vive soprattutto a Varanasi, la città santa dell’induismo, in una piccola stanza sopra un vecchio tempio di Shiva, accanto al Gange; vive felice, dedicandosi allo studio, alla scrittura, alla preghiera e alla meditazione... “Penso che questo sia stato uno dei periodi più felici della mia vita ”, confesserà in varie occasioni. Lavora come ricercatore nelle Università di Varanasi e di Mysore, approfondendo le radici dell’induismo e del buddhismo che riconosce come parte delle sue stesse radici.

Fra gli incontri importanti di quegli anni ci fu quello con due sacerdoti francesi pionieri del dialogo interreligioso: il monaco Jules Monchanin (Swami Paramarubiananda, 1895-1957) e il monaco benedettino Henri Le Saux (Swami Abhishiktananda, 1910-1973), che fondarono l’ashram Saccidananda, nonché quello con il benedettino inglese Bede Griffiths (Swami Dayananda, 1906-1993). Tutti e tre cercarono di incarnarsi nella realtà hindú, lasciandosi compenetrare da quella cultura e religione fino ad arrivare a dichiararsi cristiani e hindù. Fu proprio nella relazione con loro, e soprattutto con Le Saux, che Panikkar trovò la conferma di poter essere al contempo cristiano e hindú, attraverso l’intuizione advaita, che supera il dualismo; Panikkar sarà il primo presidente della Abhishiktananda Society (1978-1988).

Importante occasione del suo incontro con il buddhismo fu un lavoro sull’ateismo buddhista per un’enciclopedia italiana sull’ateismo, pubblicata anni dopo (G. Girardi, L'ateismo contemporaneo). Oltre agli interscambi relativi alla mistica hindú in India con Bhikkhu Kashyapa, tra gli altri, e della mistica buddhista con il XIV Dalai Lama così come in monasteri zen giapponesi, è in relazione con altri religiosi cristiani che cercavano di realizzare la stessa esperienza hindú-cristiana.

Pur continuando a risiedere in India, però, Panikkar torna più volte in Europa e viaggia in numerosi paesi del mondo. Ottiene il Dottorato in Scienze all’Università di Madrid con la tesi Algunos problemas limítrofes entre ciencia y filosofía. Sobre el sentido de la ciencia (1958), che tre anni più tardi si trasformerà in un altro dei suoi primi libri: Ontonomía de la ciencia. Sobre el sentido de la ciencia y sus relaciones con la filosofía (Madrid 1961).

Presenta poi alla Lateranense di Roma la tesi in Teologia: The Unknown Christ of Hinduism (1961), che diventerà uno dei suoi libri di maggior successo, più volte pubblicato in diverse lingue: El Cristo desconocido del Hinduismo (The Unknown Christ of Hinduism, London 1964; El Cristo desconocido del hinduismo. Para una cristofanía ecuménica, Madrid 1970), assieme a La Trinidad, frutto anch’esso di quegli anni, che vedrà la luce alla fine degli stessi anni ‘60. In El Cristo sconosciuto dell’induismo Panikkar esamina l’incontro tra cristianesimo e induismo, cercando di dimostrare che in quest’ultimo esiste una presenza viva di Cristo.

Durante quegli anni tiene anche corsi a Roma quale Libero Docente di Filosofía della Religione all’Università di Roma e di Sociología della Religion all’Università Internazionale di Studi Sociali “Pro Deo”; di Filosofía della Religione all’Università di Roma, all’Università Internazionale di Roma, etc. Partecipa anche al Sinodo di Roma e ad attività del Vaticano II.

Nel 1964 torna in India, dove continua le ricerche sulla filosofia hindú, lavorando come collaboratore presso il Christian Institute for the Study of Religion and Society, il cui direttore era M.M. Thomas (1968-75). Tiene conferenze e lezioni su filosofia, cultura e religione indiana per incarico del Consejo de Estados Indios para las Relaciones Culturales in diversi stati latinoamericani; è nominato inoltre nel 1966 Delegato degli Stati Indiani nel Colloquio dell’ UNESCO a Buenos Aires. In quell’anno gli viene offerta una cattedra di induismo all’Università di Varanasi che però non gli verrà assegnata per il fatto di essere cristiano.

In quegli anni continua a pubblicare articoli in riviste di tutto il mondo, sia europee che americane (Philosophy Today, Der Christliche Sonntag, East and West, Bulletin du Cercle de St. Jean Baptiste, Kairos, Nuestro Tiempo, El Ciervo, Qüestions de vida cristiana, Orbis Catholicus, Atlántida, Revista de Occidente, Viveka, Il Nuovo Osservatore, Mitte Me, Humanitas, Studi Cattolici, Testimonianze, L'Osservatore Romano, Civiltà delle Macchine, Cross-Currents, Journal of Ecumenical Studies, Criterio, etc.), indiane e di altri paesi orientali (The King's Rally e Vedanta Kesari di Madras, The Examiner di Bombay, Religion and Society di Bangalore, Prabuddha Bharata, Indian Ecclesiastical Studies, Asian Carmels in Communion di Manila, Philosophy East & West di Honolulu, etc.).

Pubblica anche alcuni libri:
Die vielen Götter und der eine Herr (Weilheim/Obb 1963);
Los dioses y el Señor, Buenos Aires 1967), opera questa che non riscosse la meritata risonanza;
Religione e Religioni (Brescia 1964 e Madrid 1965 con la presentazione del Cardinale Franz König.

Nello stesso tempo approfondisce la sua relazione con l’induismo e pubblica:
Kultmysterium in Hinduismus und Christentum (Freiburg-München 1964);
Maya e Apocalisse (Roma 1966);
Misterio y revelación. Hinduismo y cristianismo, encuentro entre dos culturas (Madrid 1971).

E’ sempre incardinato alla diocesi di Varanasi, quando la proposta di una cattedra negli USA lo allontanerà dall’India: “Pensavo che mi sarei fermato lì tutta la vita. Vivevo felice, in semplicità. Ebbi però la sfortuna di scrivere un articolo che un professore di Harvard scoprì: gli piacque al punto da invitarmi come professore in quella università”.

*1. Un uomo eccezionale. La quadruplice identità di Raimon Panikkar

*2. Un’ origine multiculturale e multireligiosa. Da Barcelona a Roma, passando per Bonn, Madrid e Salamanca (1918-1954)

*4. La docenza universitaria in California (1966-1987)

*5. Il ritorno alle radici catalane a completamento del suo ciclo vitale

*6. L’opera scritta di Raimon Panikkar

*7. Svariati Panikkar o una continuità nella diversità?

*8. Attività di conferenziere

*9. Il ritorno alla Sorgente

*10. Il suo lascito intellettuale

“Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindù
e ritorno buddhista,
senza cessare per questo di essere cristiano”